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Laurent de la Hire - Allegorical Figure of Music (1649) - Metropolitan Museum of Art, New York

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JACQUES CHAMPION DE CHAMBONNIÈRES
(Paris c1601 - 1672)

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livre premier
(Paris, 1670)

I. Pièces en La Mineur

  1. Allemande la Rare
  2. Courante - Double de la Courante
  3. Courante
  4. Courante
  5. Sarabande
  6. Gaillairde

II. Pièces en Do Majeur

  1. Allemande la Dunquerque
  2. Courante Iris
  3. Courante
  4. Sarabande de la Reyne

III. Pièces en Re Mineur et Majeur

  1. Allemande la Loureuse
  2. Courante la toute belle
  3. Courante de Madame
  4. Courante
  5. Sarabande
  6. Les Baricades
  7. Gigue (La Madelainette)
  8. Gigue

IV. Pièces en Fa Majeur

  1. Allemande
  2. Courante
  3. Courante
  4. Courante
  5. Sarabande

V. Pièces en Sol Mineur et Majeur

  1. Pavane L’entretien des Dieux
  2. Courante
  3. Sarabande
  4. Courante
  5. Sarabande
  6. Gigue la Vilageoise
  7. Canaris

livre second
(Paris, 1670)

VI. Pièces en Do Majeur

  1. Allemande
  2. Courante
  3. Courante
  4. Gaillarde
  5. Gigue, La Verdinguette (not recorded)

VII. Pièces en Re Mineur

  1. Allemande
  2. Courante
  3. Courante
  4. Courante
  5. Sarabande

VIII. Pièces en Re Majeur

  1. Allemande
  2. Courante
  3. Courante
  4. Courante
  5. Sarabande

IX. Pièces en Fa Majeur

  1. Allemande
  2. Courante
  3. Courante
  4. Sarabande

X. Pièces en Sol Mineur et Majeur

  1. Pavanne
  2. Gigue
  3. Courante
  4. Gigue ou il y a un Canon
  5. Allemande
  6. Gigue
  7. Courante
  8. Courante
  9. Courante
  10. Sarabande Jeunes Zephirs
  11. Menuet
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La figura di Chambonnières è tradizionalmente legata alla nascita della grande scuola clavicembalistica francese, che lo accredita come indiscusso capostipite. In effetti, tra i suoi numerosi allievi ce ne sono alcuni sicuramente documentati, come Jacques Hardel, Claude Buret e Pierre Gautier, ed altri più famosi, il cui rapporto maestro-allievo è noto solo per via indiretta. È il caso di Louis Couperin con i suoi fratelli e, naturalmente, Jean-Henry d’Anglebert che dimostrò la propria ammirazione per il maestro componendo il profondo Tombeau de Mr. de Chambonnières. Altri nomi più o meno importanti, che sono stati associati al maestro parigino, sono Lebègue, Nivers e Cambert. Un punto su cui gli studiosi si sono trovati unanimemente d’accordo riguarda l'origine del linguaggio, che Chambonnières pare abbia mutuato dalla scuola liutistica della generazione che lo ha preceduto, ossia quella di René Mésangeau ed Ennemond Gaultier. Il cosiddetto style luthé o detto anche style brisé fu adottato da Chambonnières (e parallelamente da Froberger) per alcune tipologie di danze, particolarmente l’Allemande, la Courante e la Sarabande, proprio alla maniera dei liutisti di inizio secolo.

Gli unici brani che il compositore pubblicò in vita sono i 60 pezzi contenuti nei due volumi del 1670, dati alle stampe appena due anni prima della sua morte. Si tratta di una antologia di brani che lo stesso Chambonnières raccolse attingendo dal proprio repertorio, costituito da un numero molto maggiore di brani, almeno il doppio, giunti a noi attraverso fonti manoscritte. In particolare, conosciamo il manoscritto di Bauyn, con 126 pezzi di Chambonnières, che includono quasi tutti quelli selezionati nella pubblicazione del 1670, e poi i manoscritti di Parville e Oldham. I 60 brani, oltre ad essere stati selezionati accuratamente, furono anche ordinati per tonalità in modo da ottenere gruppi contigui ma indipendenti: una scelta voluta probabilmente dallo stesso Chambonnières, sebbene manchi ancora una indicazione esplicita del termine suite per ciascuno dei dieci gruppi. Nella presente interpretazione di Fernando De Luca, ai brani tratti dai volumi del 1670, sono stati affiancati alcuni pezzi presenti soltanto nel manoscritto di Bauyn: si tratta di tre Chaconne rispettivamente in Do, Fa e Sol maggiore.

Il primo volume dei Pièces de Clavessin

È molto interessante ricordare ciò che scrisse Jean Le Gallois (1632-1707) attorno al 1680, a proposito dei vari aspetti legati al modo di suonare del compianto maestro francese. Innanzitutto, parlando del suo stile esecutivo alla tastiera, egli nota come il tocco di Chambonnières fosse delicato ed unico rispetto alla prassi usata in Francia fino ad allora. Un’altra osservazione di Le Gallois è che, a quanto pare, lo stesso brano non veniva mai eseguito dal maestro identico a sé stesso, in momenti diversi. Questo può spiegare la presenza di numerose versioni di brani simili ma non perfettamente identici, tra le diverse fonti manoscritte, ed anche rispetto ai Pièces del 1670. Le differenze riguardano in molti casi l’assenza totale o parziale degli abbellimenti, che ad esempio figurano copiosi nell’edizione a stampa; in altri casi, esistono differenze sostanziali per intere battute, come avviene in molte sarabande. Tali osservazioni possono essere determinanti per gli interpreti odierni, nel momento in cui si avvicinano a queste ed altre pagine del repertorio cembalistico francese (e non) dei secoli XVII e XVIII. Sempre da Le Gallois, sappiamo che l’allievo Hardel trascrisse svariata musica nel momento stesso in cui il maestro la eseguiva, probabilmente seguendo un preciso metodo didattico. Dopo la morte di Hardel, l'intera collezione manoscritta passò nel 1678 all’altro allievo, Gautier, per poi far perdere le proprie tracce. Vista la presenza di alcune composizioni di Hardel nel manoscritto di Bauyn, è verosimile ipotizzare una qualche connessione tra la collezione perduta e questa importante fonte manoscritta.

saladelcembalo.org
2017 December 15

References

  • Peter Walls, Baroque Music, Routledge (2017) ch.17
  • Christopher Hogwood, The Keyboard in Baroque Europe, Cambridge University Press (2003) p.112+

FERNANDO DE LUCA
harpsichord

Issue 2017-26

Recorded in Rome
2015, March 24 - 29

French harpsichord after Blanchet (1754)
built by C. Caponi (1985); Audio eng. M. De Gregorio

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