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CD & DVD ReviewsZanaida

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JOHANN CHRISTIAN BACH (1735–1782)

Zanaida

Zanaida : Sara Hershkowitz, soprano
Tamasse: Marina De Liso, mezzosoprano
Mustafa: Pierrick Boisseau, baritono
Roselane : Chantal Santon, soprano
Cisseo : Daphné Touchais, soprano
Osira : Vannina Santoni, soprano
Silvera : Julie Fioretti, soprano
Aglatida : Majdouline Zerari, mezzosoprano
Gianguir : Jeffrey Thompson, tenore

Opera Fuoco
dir.: David Stern

Zig-Zag Territoires ZZT312 (2 CD)

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Per un appassionato dell’opera settecentesca questo cofanetto non rappresenta una sorpresa: la registrazione arriva dopo che l’opera è stata messa in scena più volte in Europa, passando anche per radio in un paio di casi. Ciononostante l’uscita è particolarmente attesa e interessante, perché si tratta di una prima assoluta: infatti l'opera, scritta a Londra nel 1763, era stata a lungo ritenuta perduta, fino a quando la partitura non fu ritrovata miracolosamente due anni fa, in una collezione privata negli Stati Uniti.

Il libretto di Giovanni Gualberto Bottarelli è un adattamento del Siface di Metastasio (che a sua volta era un rimaneggiamento di un libretto più vecchio, tanto che il poeta romano ne disconobbe la paternità). L'azione si svolge in Persia, dove il re Tamasse, per consolidare la pace col sovrano turco Solimano, accetta di sposarne la figlia Zanaida. Ma quando la principessa arriva ad Isfahan trova un'accoglienza molto fredda: Tamasse s'è innamorato di Osira, figlia dell'ambasciatore turco Mustafà, assecondato in ciò da sua madre Roselane. Perciò Tamasse decide di mandare a morte Zanaida, accusandola, grazie ad un falso messaggio, di tramare alle sue spalle. Al momento dell'esecuzione Mustafà interviene, deciso ad uccidere Tamasse, ma viene fermato proprio da Zanaida: il re persiano, innamorato da tanta costanza, non può ora fare a meno di sposare la principessa turca.

Gli altri quattro personaggi sono solo di contorno: Cisseo è un principe suddito di Tamasse, che ama Osira ma non al punto di venir meno alla sua lealtà al sovrano; Silvera è una principessa persiana innamorata di Cisseo; Aglatida e Gianguir sono due servitori turchi del seguito di Zanaida. Da notare che Bottarelli ha portato a nove il numero dei personaggi, che in Metastasio sono solo sei, probabilmente per adattare il libretto al numero di cantanti in forza quell'anno al King's Theatre.

Purtroppo il livello dei cantanti a disposizione di Bach a Londra era piuttosto basso, tanto che nel 1762 non aveva composto sue opere ma si era limitato a proporre dei pasticci di musiche altrui, nella veste di direttore musicale del King's Theatre. Poi scoprì il talento di Anna Lucia De Amicis, che fino ad allora aveva cantato a Londra solo nell'opera buffa, e la scritturò per la stagione 1762-63, affidandole fra gli altri anche il ruolo di Zanaida. La mediocrità dei cantanti è anche probabilmente all’origine dell’inusuale brevità delle arie: se solo 18 mesi prima Bach nel suo Catone (scritto per Napoli) aveva usato estesamente per le arie la forma AA’BAA’, tipica dell’opera seria in questo periodo, invece nessuna delle arie della Zanaida rispetta questo schema e in molti casi esse si riducono addirittura alla sola parte A.

Questo però non significa che la musica sia di scarsa qualità, anzi il livello complessivo è all’altezza del miglior Bach. A cominciare dai brani scritti per Zanaida, che è il personaggio principale, fra i quali spiccano la grande aria di bravura Tortorella abbandonata nel primo atto e la drammatica Parto, addio nel secondo atto. Zanaida canta inoltre un’altra aria nel terzo atto, e una cavatina che fu molto apprezzata dal pubblico londinese. Gli altri ruoli principali sono quelli di Tamasse e Roselane (tre arie ciascuno), mentre la parte Mustafà, pur equivalente alle precedenti per numero di arie, è molto più semplice dal punto di vista musicale. Questi quattro personaggi cantano insieme il grande quartetto Empio, paventa ormai alla fine del primo atto.

Quasi a controbilanciare la relativa semplicità delle arie, i tre cori (qui cantati dagli stessi solisti) sono intensi e scritti con grande cura. Tanto che il secondo atto, invece di essere chiuso secondo l’usanza da una grande aria, si conclude appunto col coro Voi del cielo eterni Dei. Molto curata è anche la realizzazione orchestrale, nella quale spicca l'utilizzo dei clarinetti, che Bach fu tra i primi ad utilizzare nell'opera. La ricchezza dell’accompagnamento era del resto una delle caratteristiche di Bach più apprezzate: il Burney, nel ricordare le rappresentazioni di Zanaida del 1763, scrive che, a parte le arie scritte per la De Amicis, le altre “furono cantate in modo tanto mediocre da essere ammirate più come brani strumentali che come composizioni per la voce”.

Anche i cantanti impegnati in questa registrazione non sono di primissimo piano, come se in un eccesso di furore filologico il direttore David Stern avesse voluto ricreare le stesse condizioni che poterono sperimentare gli spettatori del King's Theatre. Però almeno per il ruolo che fu della De Amicis avrebbe potuto trovare una cantante migliore di Sara Hershkowitz: se infatti nelle arie si disimpegna abbastanza bene non altrettanto si può dire dei recitativi, a causa di una dizione imperfetta e poco espressiva. Tutto il contrario invece per il Tamasse di Marina De Liso (l'unica italiana del cast e l'unica interprete di un certo nome), che è ottima nelle parti recitate ma che nelle arie esibisce un vibrato troppo ampio, che in più di un caso confonde la linea vocale. Buona la prova di Chantal Santon come Roselane, mentre in negativo spiccano gli unici due uomini del cast: Pierrick Boisseau (Mustafà) per una voce cortissima che nelle parti più acute diventa strillata e fastidiosa, Jeffrey Thompson (Guanguir) per la pessima dizione nei recitativi e la resa approssimativa dell'unica aria a lui affidata.

La registrazione è stata realizzata dal vivo durante una recita nello scorso febbraio a Saint-Quentin-en-Yvelines e purtroppo l'audio non è eccelso: la qualità è di poco superiore a quella di una registrazione radiofonica, con un notevole ronzio di fondo. Il libriccino che accompagna i CD contiene il libretto ed un breve saggio sull’opera di Marc Vignal. Purtroppo nel libretto mancano i riferimenti ai numeri di traccia, mentre nell’indice iniziale non sono riportati gli incipit delle arie, un inconveniente fastidioso che testimonia una certa sciatteria editoriale.

Questo cofanetto, quindi, a molti motivi d'interesse unisce anche parecchie debolezze nella resa artistica. Ciononostante, vista la rarità della proposta, ne consiglio senz’altro l’ascolto: se non volete comprare i CD, procuratevi almeno la registrazione di una delle trasmissioni radiofoniche.

Maurizio Frigeni, 17 dicembre 2012

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