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On the left, frontispiece of the Walsh publication (ca.1740). On the right, engraving of Handel by G.F. Schmidt (1712-75) (Muller Collection, New York)

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GEORGE FRIDERIC HANDEL
(Halle 1685 - London 1759)

A Second Set of Six Concertos
for the Harpsichord or Organ
Compos'd by Mr: Handel

Published in London, ca.1740 (Walsh)

Concerto I in F major
arr. Organ Concerto in F major, HWV 295

  1. Largo
  2. (senza indicazione di tempo)
  3. Larghetto
  4. Allegro

Concerto II in A major
arr. Organ Concerto in A major, HWV 296a

  1. Largo
  2. Andante
  3. Grave (Ad Libitum)
  4. Allegro

Concerto III in d minor
arr. Concerto Grosso in d minor, Op.6 No.10, HWV 328

  1. Overture
  2. Allegro [Fuga]
  3. Aire Sentement
  4. Allegro
  5. Allegro
  6. Allegro Moderato

Concerto IV in G major
arr. Concerto Grosso in G major, Op.6 No.1, HWV 319

  1. A tempo giusto
  2. Allegro
  3. Adagio
  4. Allegro [Fuga]
  5. (senza indicazione di tempo) [Menuet]

Concerto V in D major
arr. Concerto Grosso in D major, Op.6 No.5, HWV 323

  1. (senza indicazione di tempo) [Overture]
  2. Allegro
  3. Presto
  4. Largo
  5. Allegro
  6. Menuet, un poco Larghetto

Concerto VI in g minor
arr. Concerto Grosso in g minor, Op.6 No.6, HWV 324

  1. Largo e Affettuoso [Preludio]
  2. A tempo giusto [Fuga]
  3. Musette Larghetto
  4. Allegro
  5. Allegro [Menuet]

FERNANDO DE LUCA
harpsichord

Issue 2018-07

Recorded in Cagliari, 23-28 May 2018 - Flemish harpsichord after a Ruckers-Taskin model (Taskin 1780) built by F. Granziera (1993)

ENG The Walsh publication of 1740 'A Second Set of Six Concertos for the Harpsichord or Organ, Compos'd by Mr: Handel' has been recorded few days ago by Fernando De Luca. The title refers to other (and well known) two collections of 1738 and 1761:

  1. Six Concertos, Op.4 (1738): Organ with Orchestra
  2. A Second Set of Six Concertos... (1740): Harpsichord or Organ
  3. A Third Set of Six Concertos, Op.7 (1761): Organ with Orchestra

As you can see, the middle set has no opus number and no orchestra involvement at all. Also, the music was probably adapted to the keyboard by Walsh himself (in 1739 he being granted a monopoly of Handel music for 14 years). This 2nd set appeared few months earlier than the official release of 'Twelve Grand Concertos in 7 Parts, Op.6'.

Concerto No.1 in F Major derives from Organ Concerto No.13 (HWV 295), appeared later as 'The Cuckoo and the Nightingale'. And, Concerto No.2 in A Major derives from Organ Concerto No.14 (HWV 296a), both of them firstly performed in 1739 as musical intermezzi for 'Israel in Egypt' and 'Alexander's Feast'. The remaining 4 concerts all derive from the orchestra scores of Concerti Grossi Nos. 10 (HWV 328), 1 (HWV 319), 5 (HWV 323) and 6 (HWV 324). Walsh re-numbered them as Nos. 3, 4, 5 and 6 in this keyboard collection.

A two manual harpsichord is needed here in order to fully display the contrast between ‘tutti’ and ‘concertino’, however, as De Luca said, the quality of these transcriptions is not always optimal for a keyboard instrument. Some of the Allegro passages (as in Concerto No.5 in D major and Concerto No.4 in G major) have been clearly designed with violin techniques in mind; as Walsh merely reported them ‘as is’ in the score, they seem to present rather awkward passages for the keyboard performer.

Overall, the final result is a very valuable and extremely rare performance for the harpsichord of these amazing and immortal pages!

Sheet-music available on imslp.org

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L'editore britannico John Walsh jr (1709-1766), già attorno al 1730, prese le redini dell’impero editoriale-musicale costruito dall'anziano padre, John Walsh (c1665-1736). Da quel momento in poi, è stato calcolato che circa la metà delle pubblicazioni complessive, revisionate o meno dal compositore, abbiano riguardato musica di Handel. In effetti, a differenza del padre, il giovane Walsh strinse un rapporto di collaborazione con il sassone molto più regolare e controllato, ottenendone addirittura il monopolio su pubblicazione e vendita delle partiture, dal 1739 fino ai primi anni ’50, cioè agli anni della cecità di Handel.

La raccolta in oggetto, intitolata “A Second Set of Six Concertos”, fu quasi certamente pubblicata nel 1740. Era stata preceduta dai “Six Concertos, Op.4” del 1738 e seguita da “A Third Set of Six Concertos, Op.7” nel 1761, collezioni entrambe ben note, trattandosi dei famosi concerti per organo e orchestra. Totalmente sconosciuta è invece questa raccolta intermedia, che è giunta in una forma diversa dalle altre due, ovvero nella sola versione per tastiera solista, clavicembalo oppure organo a scelta, senza alcun accompagnamento d'orchestra. Gli intenditori haendeliani riconosceranno immediatamente tutti questi brani che Walsh, probabilmente di sua spontanea iniziativa ma sotto gli occhi del compositore, trascrisse da 6 concerti composti da Handel nei pochi mesi precedenti, generalmente concepiti come intermezzi strumentali per Oratori ed Odi eseguiti nel biennio 1739-40.

I primi due concerti, in fa maggiore e la maggiore, provengono da versioni per organo e orchestra, note rispettivamente come Organ Concerto No. 13 (HWV 295) sottotitolato “Il cuculo e l’usignolo” e Organ Concerto No. 14 (HWV 296a), entrambi comparsi nel 1739 per Israel in Egypt e Alexander’s Feast. Gli altri quattro concerti, dulcis in fundo, sono invece ricavati da altrettanti Concerti Grossi dell'Op.6, tutti composti tra settembre ed ottobre 1739, che Walsh pubblicherà ufficialmente come Op.6 nel 1741 (Twelve Grand Concertos in 7 Parts, op.6), stavolta con la piena supervisione di Handel. Si tratta dei Concerti Grossi No. 10 (HWV 328), No. 1 (HWV 319), No. 5 (HWV 323) e No. 6 (HWV 324) – inseriti da Walsh dal terzo al sesto numero della raccolta per tastiera.

Fernando De Luca li ha registrati tutti pochi giorni fa, tra il 23 ed il 28 maggio a Cagliari, su un cembalo a doppio manuale, copia di un Ruckers-Taskin, lo stesso strumento impiegato ad esempio quando registrò le fughe di Charles Burney (link). Può sembrare banale ricordarlo, ma l’interpretazione di questi concerti richiede necessariamente una doppia tastiera, in modo da poter differenziare il contrasto tra il “tutti” e il “concertino” previsti ovviamente in partitura. Tuttavia, come lo stesso De Luca ha osservato, la qualità di questi arrangiamenti non è del tutto uniforme tra i diversi brani, frutto probabilmente di una trascrizione non troppo meditata fatta da Walsh o qualche suo collaboratore poco avvezzo alla tastiera. Questo si nota soprattutto in alcuni brani veloci, come il penultimo movimento (Allegro) del Concerto V in re maggiore (Op.6/5, HWV 323) la cui scrittura chiaramente violinistica poco si addice ad una esecuzione tastieristica, piuttosto disagevole e problematica. Lo stesso discorso vale per il secondo movimento del Concerto IV in sol maggiore (Op.6/1, HWV 319). Il risultato finale ottenuto dal maestro è comunque una pregevolissima e rarissima esecuzione al cembalo di queste pagine stupefacenti ed immortali.

saladelcembalo.org
31 maggio 2018

F. De Luca (Venezia, febbraio 2018; foto di M. Toso)

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