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CD & DVD Reviews

Indice / Index

HandelVitale4

GEORGE FRIDERIC HANDEL (1685-1759)

Complete Cantatas VOLUME 4

Clori, mia bella Clori HWV 92
Sans y penser HWV 155
Clori, vezzosa Clori HWV 95
Pensieri notturni di Filli HWV 134
Lungi n'andò Fileno HWV 128

Klaartje van Veldhoven, Stefanie True: soprani
Contrasto Armonico
dir. Marco Vitale

Brilliant Classics 94257

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Questo è il quarto volume dell’integrale delle cantate di Handel che Marco Vitale, con il suo ensemble Contrasto Armonico, sta pubblicando per la Brilliant Classics. Un progetto la cui portata titanica è già nel titolo: incidere tutte le cantate composte da Handel, si parla di circa un centinaio di opere, è un'operazione che farebbe tremare le vene dei polsi a chiunque. Ma Marco Vitale porta avanti il suo progetto con grande determinazione e così siamo giunti al quarto volume, che riguarda cinque cantate del periodo romano del musicista sassone.

Di queste, le più famose sono sicuramente Clori mia bella Clori e Pensieri notturni di Filli che hanno a loro carico molte esecuzioni ed incisioni, alcune delle quali pregevoli. Delle altre, Sans y penser conosce una registrazione che vede come interprete la Kirkby, mentre sia Clori, vezzosa Clori che Lungi n'andò Fileno sembrerebbero non aver paragoni al momento di esecuzioni pubblicate. Tutte appartengono come detto agli anni romani del giovanissimo Handel, fra il 1707 e il 1708, e sicuramente gravitano nell'orbita dell'attività svolta dal musicista per il Principe Francesco Maria Ruspoli.

Durante il suo soggiorno romano il musicista non solo entrò in contatto con le maggiori realtà musicali della città, che erano ancora principalmente Corelli e gli Scarlatti, ma anche e soprattutto con i circoli aristocratici all'epoca molto attivi, quali quelli dei cardinali Ottoboni e Pamphili, ma soprattutto entrò nell'entourage del Principe Ruspoli, in quegli anni uno degli uomini più potenti e ricchi di Roma, soggiornando presso il suo palazzo e seguendolo anche nelle trasferte nei sontuosi possedimenti laziali, come il Castello di Vignanello e quello di Ceri, località della quale da poco aveva acquisito il principato.

Nella forsennata produzione di quegli anni, che vide Handel creare capolavori della portata della Resurrezione per la Pasqua del 1708, una delle attività che maggiormente lo interessò fu la composizione di moltissime cantate di argomento profano. Si trattava di un genere apprezzatissimo a Roma, dove l'impossibilità per diktat papale di mettere in scena opere e la presenza dell'Accademia dell'Arcadia, che vedeva al suo interno molti dei mecenati del mondo musicale oltre a diversi musicisti, portarono nelle stanze dei palazzi cittadini al proliferare dell'esecuzione di cantate. In esse la componente letteraria arcadica era largamente diffusa e per la loro esecuzione erano investite le migliori forze musicali della città, dai cantanti delle più celebrate Cappelle, in primis quella pontificia, ai più importanti compositori e strumentisti presenti nella Città Santa, oltre alla presenza sporadica, anche se proibita, di cantatrici celebri, come prova il casus del soprano Margherita Durastanti nella prima della Resurrezione.

Tutte le cantate incise per questo CD furono composte con molta probabilità per il Principe Ruspoli e sono tutte molto belle ed interessanti con la componente arcadica che è preponderante sia nel testo sia nello stile musicale. Fra di esse c'è anche l'unica cantata francese scritta da Handel, nei modi e forme musicali tipiche del genere, ed è molto intrigante ascoltare e verificare come Handel abbia saputo adeguare il suo stile compositivo ad una forma così diversa da quella italiana, rispettandone le caratteristiche nei recitativi e nel fluente andamento dell'armonia nella chanson e nei tre air.

È una cantata dal testo particolare: le prime tre arie sono più convenzionali, con Silvie che prima fa mostra di cinismo amoroso dicendo di aver fatto innamorare Tirsis senza pensarci, mentre Tirsis dichiara il suo amore senza speranza, volendo essere come un piccolo fiore di violetta che appassisce nel seno dell'amata. Nelle successive due però la situazione si ribalta: Silvie si accorge suo malgrado di amare Tirsis e quindi di essere disperata perché lui la sta lasciando, Tirsis decide però di affogare i dispiaceri dell'amore nel vino, con un finale che sa veramente di comico, non so quanto consapevole. Sembra quasi che l'autore del testo, le prime tre arie fanno probabilmente parte di raccolte di chanson note, abbia voluto prendersi gioco della manierata ed aulica forma della cantata francese.

Le cantate più notevoli sono naturalmente Clori mia bella Clori e Pensieri notturni di Filli, la prima una delle più ampie cantate “a voce sola con violini”, come viene citata dal copista dei Ruspoli il 28 agosto del 1708, la seconda più breve ma rimarcata dalla meravigliosa presenza del flauto obbligato. In entrambe è presente la componente arcadica, ben evidente nel tema del tormento per l'abbandono dell'amata. Essa si traduce nella prima cantata in una sviscerata ed appassionata applicazione da parte di Handel delle forme dello stile pastorale, e quindi italiano, in musica, con una trascinante giga nella terza aria e un tempo veloce nell'aria finale, nella quale i due violini e il basso evocano insieme alla voce le furie della gelosia. Invece nella seconda cantata il flusso danzante e fluido della voce e del flauto rende in modo immaginifico il sentire illusorio del sogno, così come il risveglio è dato in modo drammatico e patetico.

Anche Lungi n'andò Fileno è centrata sul tema della perdita dell'amante e del dolore inestinguibile, che trova nel pianto inarrestabile l'unico sfogo che può placare un'anima e che solo nella morte però troverà ristoro. Nella prima aria Sì, piangete, o mie pupille è un tempo molto lento (Largo) che ci descrive i tormenti, con il violoncello che accompagna la voce con andamento vagamente ipnotico. Nella seconda la profondità della disperazione sembra quasi placarsi nella scelta estrema, con un pathos esacerbato. Non a caso quest'aria sarà ripresa nell'oratorio Susanna quaranta anni più tardi, nell'aria drammatica If guiltess blood be your intent. Molto più charmante invece Clori, vezzosa Clori, in cui è soprattutto il minuetto della seconda aria a colpire, con la sua armonia danzante e leggera.

L'esecuzione dell'ensemble Contrasto Armonico è molto buona: eccellente nel comparto strumentale (ottimo il clavicembalo di Marco Vitale, che accompagna con grande eleganza la cantata francese), con ritmi sostenuti ma non troppo veloci, anzi in alcuni casi, come in Clori mia bella Clori, decisamente più lenti che in altre esecuzioni (come ad esempio quella di Bonizzoni), con un effetto raffinato e vagamente algido, come era poi nelle intenzioni degli Arcadi. In quest'ultima cantata ho particolarmente apprezzato l'interpretazione di Stefanie True, voce dal timbro gradevole, anche se non fortemente caratterizzato, e piuttosto piccola, ma qui, se paragonata all'interpretazione di Maria Grazia Schiavo con Bonizzoni, decisamente più "giusta", raffinata ed elegante, senza esasperazioni che in questo contesto ho sempre trovato fuori luogo.

Sempre della True molto bella l'interpretazione della cantata Lungi n'andò Fileno, che è la vera sorpresa positiva, insieme con la cantata francese, di questo CD. In Sans y penser il francese forse scorre con un po’ di difficoltà, soprattutto per quanto riguarda l'altro soprano, Klaartje van Veldhoven, che non brilla moltissimo neppure in Pensieri notturni di Filli, dove è surclassata da una magnifica Roberta Invernizzi nell'incisione Glossa, ma non demerita in generale, anche se la voce è meno gradevole e l'interpretazione meno intensa di quella della True.

Si tratta comunque di una bella e ragguardevole incisione dedicata al giovane Handel, nella quale sono naturalmente le cantate meno note a suscitare la maggiore attenzione e gradimento. La consiglio a tutti gli handeliani inveterati.

Isabella Chiappara, 26 giugno 2012

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